mercoledì 2 gennaio 2008

Palazzo Montalto a Civita Castellana



La presenza della famiglia Peretti a Civita Castellana è ampiamente documentata dal grande palazzo Montalto eretto in via di Corte, che il Papa Sisto V al secolo Felice Peretti fece costruire presumibilmente nel 1589 anno della costruzione del Ponte Felice al Borghetto, un importante punto di snodo commerciale e viario che collegava lo stato pontificio con il mare Adriatico e la via per il Santuario di Loreto.
Il palazzo venne donato dal pontefice a suo nipote il cardinale Alessandro Damasceni Peretti, figlio della figlia di sua sorella, Camilla Peretti, importante
signora romana che acquisì il suo prestigio proprio grazie all’elezione del fratello, come d'altronde tutta la famiglia, diventando in poco tempo una delle personalità più influenti dei salotti romani.
Cosi come i grandi palazzi romani fatti costruire dal pontefice e dalla sua famiglia, anche il palazzo Montalto di Civita Castellana ricorda per la tipologia slanciata e le decorazioni caratterizzate dall’uso di stili tipici del primo cinquecento la figura dell’architetto Domenico Fontana, passato alla storia per aver innalzato gli obelischi di Roma. Il piano nobile del palazzo situato al primo piano, è costituito da un grande salone di rappresentanza affrescato con un fregio che percorre interamente la parete.
Non essendoci al momento documenti che ci confermano il periodo di realizzazione di questa decorazione, dobbiamo affidarci alla sua tipologia stilistica e ai soggetti rappresentati per la datazione.

Il fregio è costituito dal susseguirsi di paesaggi, putti e candelabre con grottesce ed allegorie di virtù. La particolarità più rilevante è data sia dagli stemmi cardinalizi di Alessandro Peretti, dipinti sui lati corti della stanza sia dei blasoni matrimoniali di suo fratello Michele e delle sue due sorelle, Flavia ed Orsina.
La presenza degli stemmi matrimoniali ci fornisce un termine post quem per la datazione del fregio che sicuramente venne eseguito non prima del 20 marzo 1589 giorno dei matrimoni di Flavia Peretti con il duca Virginio Orsini di Bracciano, individuato dallo stemma in fondo a sinistra guardando dalla porta d’ingresso, e di Felice Orsina con Marcantonio Colonna, Gran connestabile del regno di Napoli, situato in fondo sulla
destra.
Altri due blasoni compaiono nella decorazione quello del matrimonio di Michele Peretti con Margherita di Somaglia, nobile milanese avvenuto nel 1585 anno dell’elezione di Felice Peretti al soglio Pontificio, posto immediatamente sopra la porta d’ingresso e lo stemma del secondo matrimonio di Felice Orsina con Muzio Sforza nel 1595.
Altri elementi utili per la datazione sono individuati dalla presenza di feudi riconoscibili come la rappresentazione di Villa Grazioli a Grottaferrata presso Frascati che venne acquistata dal cardinale nel 1614 e poi in seguito donata al fratello Michele.
Le ragioni di un lasso di tempo così ampio, possono essere spiegate dalle condizioni di precarietà economica che la famiglia dovette affrontare immediatamente dopo la morte del pontefice, che di conseguenza ha allungato i tempi di realizzazione spiegando così anche le evidenti differenze stilistiche presenti all’interno del fregio. Opera collocabile per lo stile agli ultimi albori dello stile Manierista tipico della produzione sistina, ma anche molto vicino alla cultura decorativa civile sviluppata a Roma durate i pontificati di Clemente VIII e PaoloV. I Paesaggi e le vedute di grande qualità rappresentano i feudi appartenenti alla famiglia collocati accanto agli stemmi che le rappresentano: sono presenti il castello di Bracciano e le rispettive zone di caccia, la Veduta di Civita Castellana dalla porta da basso, ed in lontananza il ponte al Borghetto ed il Castello, vedute fluviali, scene di caccia, ville e castelli che ricordano nell’impianto e nei soggetti la tipologia esecutiva di Paul Brill e di Antonio Tempesta, due paesaggisti, a cui il papa spesso affidava la direzione dei suoi cantieri decorativi, ma diverse per l’esecuzione e per alcune cadute di stile.

Per quanto riguarda l’esecuzione dei putti, anche in questo caso le mani che hanno eseguito le figure sono molte e diverse anche cronologicamente.
Il rapporto del Cardinale con Civita Castellana è documentata fino al 1619, muore nel 1623. Il mancato completamento espresso dall’architettura ci lascia supporre che anche altre e diverse pitture avrebbero dovuto caratterizzare le stanze del palazzo, e sicuramente una maggiore presenza di pitture sarebbe stata molto utile per poterle ricondurre a dei nomi certi che purtroppo i documenti ancora non ci riportano. Dott.ssa Carlotta Nelli






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